Giacomo, l'affascinante avvocato protagonista in "La casa di Giulietta"

 

Ne "La casa di Giulietta" mi sono cimentata nel complicato tentativo di scrivere col punto di vista di un uomo.
Su tre romanzi (e un quarto in cantiere) è l'unica volta, e non nego di avere fatto una fatica estrema. Non tanto perché non abbia nel tempo imparato a conoscere l'altro sesso (tra cui fortunatamente ho molti amici e mi piace confrontarmi su più tematiche - anche se mai li capirò!) ma perché è terribilmente complicato per me parlare in senso critico verso le donne.
Ci ho provato, e ammetto che mi è anche esplosa la risata in alcuni momenti.
Perché poi fa sempre bene mettersi nei panni degli altri, no?
Non so se ripeterò l'esperienza, ma sarei curiosa di conoscere il parere dei maschietti che hanno letto la storia, per capire se ha mosso o meno qualcosa, o se quantomeno abbiano imparato qualche segreto in più su di noi, così terribilmente complicate, sembra, come un'equazione da risolvere, certo, ma che senza conoscere le regole basilari non vai da nessuna parte.
Sta di fatto che dopo i quaranta, quanto a complessità, facciamo a gara.
E nel romanzo è più che chiaro.

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